DOTT. GIUSEPPE MONTESANO

DOTT. GIUSEPPE MONTESANO
Esercito la professione di Medicina Generale e sono specialista in Ginecologia e Ostetricia.Perfezionato in Medicina Biologica e Medicina Estetica                   STUDIO MEDICO      Via Diaz 50/A Camporotondo Etneo CT) Tel: 349-2666208

martedì 6 gennaio 2009


La "pillola" ora punta anche all’estetica

La diffusione della contraccezione ha avuto effetti di ampia portata, al di là che non tutti l’approvino: ha fortemente ridotto aborti e infanticidi, oltre alla mortalità legata a gravidanza e parto, ha permesso la pianificazione familiare e favorito l’emancipazione femminile. In particolare, l’invenzione nel secolo scorso della “pillola” ha offerto un metodo altamente efficace e pratico che oggi è il più usato in Europa, anche se con forti disparità, variando nel 2000 dal 4% della Grecia al 20% dell’Italia al 52% dell’Olanda, e che vede tra le ragioni del non utilizzo la paura di rischi per la salute e di effetti indesiderati come la ritenzione idrica e perdite ematiche, attribuiti al fatto di essere un sistema “non naturale”. «Anche avere continui cicli ovulatori ora che si hanno pochi o nessun figlio, situazione opposta al passato quando le donne passavano da una gravidanza all’altra, si può considerare non naturale» commenta in un incontro sul tema a Milano Pier Giorgio Crosignani, direttore del II Istituto di Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’Università degli Studi di Milano. «Inoltre la contraccezione ormonale ha altri effetti benefici: dimezza il rischio di tumore ovarico, cura il dolore pelvico da endometriosi, protegge dall’acne e dall’irsutismo, evita le turbe del ciclo dopo i 35-40 anni e in confronto alla gravidanza ha un rischio di trombosi venosa molto più basso».

Neutrale sul peso, attiva su acne e seborrea
Per rispondere sempre meglio alle esigenze di sicurezza per la salute e di tollerabilità, realizzando anche vere capacità curative, la ricerca comunque si è orientata comunque verso preparati estro-progestinici più vicini alla fisiologia femminile. Si è così arrivati a una nuova opzione per la contraccezione orale, anzi alla rappresentante di una nuova famiglia di pillole, ora in commercio anche in Italia: si tratta infatti del primo anticoncezionale orale che associa all’estrogeno standard etinilestradiolo un derivato molto simile al progesterone naturale, il clormadinone acetato (CMA). 
«La presenza di un progestinico così vicino farmacologicamente all’ormone prodotto dall’ovaio cambia oggettivamente e soggettivamente l’impatto della pillola» spiega Gian Benedetto Melis, della Clinica Ginecologica Ostetrica e di Fisiopatologia della Riproduzione umana dell’Università di Cagliari «che non influenza il peso corporeo, ha un’incidenza molto bassa di effetti collaterali, dà scarse perdite ematiche intermestruali, riduce i sintomi di dismenorrea (mestruazioni dolorose), ha effetti metabolici positivi ed è utilizzabile anche dalle fumatrici. Tutto questo garantendo un’efficacia contraccettiva superiore al 99%. Non soltanto: il CMA è un potente anti-androgeno e inibendo sia questi ormoni maschili sia l’enzima 5-alfa-reduttasi che trasforma gli androgeni da meno potenti a più potenti riduce significativamente i sintomi del loro eccesso, come acne, seborrea (pelle e capelli grassi), alopecia seborroica (perdita di capelli), ipertricosi (abbondanza di peli), così penalizzanti per la psiche femminile e presenti per esempio tipicamente nella sindrome dell’ovaio policistico. Non c’è invece interferenza con capelli e pelle non grassi, che non diventano secchi».

Positiva per metabolismo lipidico e glucidico
Per la sua validità anche sul piano estetico, un problema sentito soprattutto dalle più giovani, il nuovo preparato in Germania viene addirittura chiamato pillola della bellezza, in Italia i ricercatori la definirebbero pillola della femminilità. Riguardo agli effetti metabolici, che vedono più sensibili giovani-adulte e adulte «l’associazione del CMA all’estrogeno porta a un discreto aumento di HDL, o colesterolo buono, e riduzione di LDL, quello cattivo per arterie e cuore; inoltre non fa aumentare la resistenza all’insulina, a differenza di molte altre pillole» sottolinea Annibale Volpe, direttore dell’Istituto di Ginecologia e Ostetricia dell’Università di Modena e Reggio Emilia. «Il profilo è quindi favorevole per il metabolismo lipidico e glucidico e anche per il basso rischio tromboembolico, in linea con le altre pillole»

Verso l’approvazione della Ru486?

Per sgombrare subito il campo dagli equivoci una cosa va detta chiaramente: la Ru486 è un farmaco che provoca l'aborto. Non è un anticoncezionale. E non è neanche una molecola nuova. Basti pensare che la sua invenzione risale al 1982 e si deve all'endocrinologo francese Emile-Etienne Beaulieu. Una nuova molecola, la pillola abortiva appunto, acquistata immediatamente dalla casa farmaceutica Roussel-Uclaf, sussidiaria francese del gigante farmaceutico tedesco Hoechst, e quindi rietichettata come Roussel-Uclaf 38486 (da cui l'abbreviazione RU-486). A partire dalla sua produzione nel 1988, l'abortivo chimico è stato approvato un anno dopo in Francia e poi in Cina; quindi nei primi anni '90 in Svezia e in Gran Bretagna, nel 1999 in Svizzera, India e Israele; solo nel 2000 in Usa. Si ritiene che sia stato finora utilizzato in Europa da 600 mila donne e da oltre tre milioni in Cina, con una efficacia abortiva media del 95,5%. E in Italia? Le cronache di questi giorni parlano da sole. E’ bastato, infatti, l’annuncio dell’imminente approvazione da parte dell’AIFA, per ora da parte del Comitato tecnico-scientifico in attesa che il Consiglio di amministrazione dia il parere definitivo, perché divampassero le polemiche. Ma è necessario ricordare che la stessa legge 194/78 prevede l'adozione di tutte le tecniche che riducano i rischi di salute della donna. E questa lo è? Come agisce la pillola abortiva?

Il meccanismo d'azione
Il principio attivo della pillola è il mifepristone, il primo antiprogestinico usato in clinica. E' un potente antagonista del progesterone, che, come noto, è l'ormone chiave della gravidanza. Il progesterone, infatti, prepara la mucosa uterina all'annidamento dell'uovo fecondato, riduce la contrattilità uterina ed è, durante la gravidanza, necessario per la perfetta morfogenesi della placenta e per il normale sviluppo dell'embrione. L'ormone agisce sugli organi bersaglio, fra cui la mucosa uterina, tramite l'interazione con il suo recettore specifico, posto sulla superficie delle cellule. E qui si gioca l'effetto antiannidamento di RU486. La molecola, che non è un ormone, impedisce al progesterone di svolgere il suo lavoro, occupandone i recettori nell'apparato genitale femminile. Se assunto anche per breve tempo nelle prime settimane di gravidanza, inibendo l'azione trofica del progesterone sulla mucosa uterina, determina il distacco dell'embrione e quindi l'interruzione della gravidanza. In pratica sostituisce il bisturi attivando gli stessi meccanismi che causano l'aborto spontaneo. Ma non funziona da solo. La procedura abortiva prevede la somministrazione di 600 mg di mifepristone seguita, dopo due giorni, dalla somministrazione di una prostaglandina, generalmente il misoprostolo, che ha la proprietà di indurre la contrazione uterina per agevolare l'espulsione dei tessuti embrionali. E' necessario che la gravidanza non abbia superato la settima settimana (il 49° giorno dall'ultimo ciclo mestruale), periodo in cui non ci sarà bisogno di uno svuotamento chirurgico della cavità uterina per incompleta o mancata espulsione dell'embrione. Non è esattamente l'aspirina, questo va precisato, tanto è vero che non è un farmaco venduto in farmacia. L'aborto farmacologico può comportare il rischio di emorragie, dolori addominali e disturbi gastrointestinali. D'altro canto evita le lesioni uterine da procedura chirurgica e i rischi connessi all'anestesia generale. L'interruzione farmacologica si offre per le donne che sono giunte rapidamente alla chiara decisione di interrompere la gravidanza. Una rapidità, dicono i detrattori, che potrebbe favorire l'incremento degli aborti e una sottovalutazione del problema. La risposta a questo dubbio è che, al contrario c'è un maggiore coinvolgimento della donna che, diventa protagonista assoluta non solo della scelta, ma anche della modalità dell'aborto. Questi sono i dati scientifici. Ma il dibattito, come spesso accade in questi casi, è più di natura filosofica. E allora sì che la questione si fa veramente complicata. Se ne verrà mai a capo?