DOTT. GIUSEPPE MONTESANO

DOTT. GIUSEPPE MONTESANO
Esercito la professione di Medicina Generale e sono specialista in Ginecologia e Ostetricia.Perfezionato in Medicina Biologica e Medicina Estetica                   STUDIO MEDICO      Via Diaz 50/A Camporotondo Etneo CT) Tel: 349-2666208

domenica 6 gennaio 2008

VIDEO 3D PARTO SPONTANEO

IL CICLO DELLA FERTILITA'

Il "ciclo" della fertilità
Spesso il ciclo mestruale è stato oggetto di studi epidemiologici in quanto, subendo uno stretto controllo da parte degli ormoni, è un efficace indicatore del funzionamento endocrino: pochi studi, però, si sono occupati di indagare se ci sia o meno un legame tra la sua durata e il grado di fertilità. Il ciclo mestruale inizia il primo giorno della mestruazione e termina il giorno precedente la mestruazione successiva; la durata media è di 28 giorni, ma variazioni da 21 a 35 giorni vengono considerate nei limiti del normale. Siccome il follicolo dominante, cioè quello che ha rilasciato l’ovulo, si sviluppa nel corso del ciclo che precede il flusso mestruale, il flusso che precede la gravidanza riflette l’andamento ormonale e fisiologico del ciclo appena terminato. Su questo presupposto alcuni ricercatori della Emory University di Atlanta, hanno indagato sull’esistenza di un legame tra la durata del ciclo mestruale, la fertilità e l’andamento di un’eventuale gravidanza.

Meglio cicli di 30 giorni...
Lo studio ha seguito 470 donne per 1 anno o, per quelle che nel frattempo avevano iniziato una gravidanza, fino al termine della gestazione; ognuna ha tenuto un diario riguardante il proprio ciclo mestruale per tutto il periodo di indagine e ha raccolto almeno due campioni di urina durante ogni ciclo per poter verificare la presenza di gonadotropina corionica umana e individuare precocemente un’eventuale gravidanza. Nel corso dello studio il 38% delle donne è andato incontro a una gravidanza, il 30% delle quali si è però conclusa in seguito ad aborto spontaneo. In particolare, se l’ultimo ciclo era stato più corto di 30-31 giorni (durata in cui si è riscontrata la massima fertilità) la probabilità che si verificasse il concepimento diminuiva del 40%, mentre il rischio di aborto spontaneo, per cicli di durata maggiore o minore ai 30 giorni, risultava essere tre volte più grande. Secondo i ricercatori cicli corti comportano una fase follicolare (fase del ciclo in cui si verifica la crescita dei follicoli) ridotta e questo può influenzare la fertilità, inoltre cicli di durata “anomala” sono più frequentemente anovulatori, non si verifica, cioè, la liberazione dell’ovulo.

... E flussi di 5
Dallo studio è anche emerso un legame con la durata del flusso mestruale, che in media dura 3-5 giorni; infatti si è notato che il concepimento era più frequente dopo flussi di 5 giorni, mentre per durate maggiori aumentava del 60% il rischio di aborti spontanei. Per flussi di durata inferiore ai 5 giorni, invece, la repentina caduta dei livelli di estrogeni può causare una deficienza nel numero dei follicoli o una ridotta formazione dell’epitelio uterino, riducendo la fertilità.I risultati di questo studio assumono una notevole importanza dal punto di vista epidemiologico, in quanto rendono il ciclo mestruale uno strumento diagnostico che permette di valutare, in modo immediato e non invasivo, la salute riproduttiva.

SESSO E ISTERECTOMIA

Il dolore pelvico che non risponde al trattamento clinico può spesso portare ad un intervento di isterectomia. Negli Stati Uniti si effettuano più di 600 mila isterectomie l’anno, di cui circa 60 mila hanno come indicazione terapeutica il trattamento del dolore pelvico. I dati più recenti indicano però che il 22% delle donne trattate chirurgicamente continua a manifestare una sintomatologia dolorosa anche dopo l’isterectomia. Si è visto inoltre che fattori cognitivi ed emozionali giocano un ruolo importante nel determinare le caratteristiche e la tolleranza al dolore e che tra le condizioni che accompagnano il dolore, la depressione è quella più frequente.

Lo studio
Con tale studio si è cercato di esaminare le diversità in qualità di vita e funzione sessuale dopo isterectomia, in donne con dolore preoperatorio e depressione. Sono stati analizzati i dati derivanti da una coorte di 1.249 donne che avevano subito un’isterectomia per condizioni benigne, comprendenti la displasia cervicale e l’iperplasia endometriale. Le partecipanti a tale studio, sono state intervistate prima della chirurgia ed a 5 intervalli di tempo ( 3-6-12-18 e 24 mesi) dopo l’intervento, riguardo al dolore pelvico, alla depressione, alla qualità della vita e alla funzione sessuale. E’ stato poi fatto un confronto per quel che riguardava la qualità della vita e la funzione sessuale, a 6 e a 24 mesi, tra donne con solo il dolore pelvico pre-operatorio, con solo la depressione o entrambi i sintomi, o nell’uno e nell’altro.

Risultati
A 24 mesi, donne con dolore e depressione, avevano una riduzione prevalentemente del dolore pelvico (da 96.7% ridotto a 19.4%), della limitata funzione fisica (da 66.1% a 34.3%), della diminuzione della salute mentale (da 93.3% a 38.1%) e della limitazione delle funzioni sociali (da 41.1% a 15.1%). Donne che lamentavano solo il dolore pelvico, avevano avuto un miglioramento di tale sintomatologia (da 95.1% a 9.3%) e del livello di limitazione dell’attività fisica (da 74.3% a 24.2%).Il gruppo con solo la depressione ha evidenziato un miglioramento della salute mentale (da 85.1% a 33.1%). La dispareunia era diminuita in tutti i gruppi di studio.Facendo un confronto tra donne che non presentavano né dolore né depressione e donne con entrambi i sintomi, la probabilità di una diminuzione continua della qualità di vita per una limitata funzione fisica presentava un odds ratio (OR) di 2.73, con 95% di intervallo di confidenza (CI) 1.78-4.19; per la diminuzione della salute mentale mostrava un OR di 3.41, 95% CI 2.13-5.46; per la limitazione delle funzioni sociali evidenziava un OR 5.76 %. 95% CI 2.79-11.87; per un dolore pelvico continuo l’ OR 4.91, con un 95% CI 2.63-9.16 e per dispareunia l’ OR era di 2.41, con un 95% di CI 1.26-4.62.

Conclusioni
Nelle donne con dolore pelvico e depressione 24 mesi dopo l’isterectomia si registrava però un risultato terapeutico inferiore, rispetto alle donne che avevano o un solo disordine o nessuno.Tuttavia queste donne miglioravano sostanzialmente rispetto alla loro condizione di partenza preoperatoria per quel che riguarda la qualità della vita e l’attività sessuale.

DEPRESSIONE POST-PARTUM

La depressione post-partum colpisce l’8-15 per cento delle donne. Le caratteristiche cliniche sono simili a quelle delle depressioni che si verificano in diversi periodi della vita. Un travaglio complicato ed un parto improvviso praticato come una procedura d’emergenza potrebbe essere potenzialmente stressante per la madre. In questo ambito potrebbe esistere una relazione tra il parto d’urgenza e la depressione post-partum.

Studio
L’obiettivo dello studio era di valutare l’associazione tra un parto cesareo praticato in elezione e la depressione post-partum rispetto ad un parto vaginale programmato. Gli Autori hanno valutato, inoltre, l’eventuale associazione tra il parto cesareo d’emergenza o il parto vaginale assistito e la depressione post-partum, rispetto ad un parto vaginale spontaneo. Lo studio conosciuto come ALSPAC (Avon longitudinal study of parents and children), coinvolge 14663 reclutate tra il 1991 ed il 1992. Sono state escluse dalla studio le donne che hanno avuto aborti, gravidanza multiple, parti pretermine e quelle di cui i dati relativi al parto sono risultati assenti. Come indice di depressione gli Autori hanno considerato un punteggio =/> 13 alla Scala di Edinburgh per la depressione post-partum.

Risultati
Delle 12944 donne che soddisfacevano i criteri di inclusione, 10934 (84,5 per cento) hanno completato la scala per la valutazione della depressione all’ottava settimana dopo il parto. Di queste donne, 8731 (79,9 per cento) hanno avuto un parto vaginale spontaneo e 1242 (11,4 per cento) hanno avuto un parto vaginale assistito. Delle altre 961 donne cha hanno avuto un parto cesareo, 572 (5,2 per cento) hanno avuto un parto d’emergenza e 389 (3,6 per cento) hanno avuto un parto cesareo in elezione.Non ci sono evidenze che il parto cesareo in elezione modifichi il rischio relativo di depressione post-partum, rispetto al parto vaginale programmato (RR 1,06, IC 95 per cento, intervallo 0,66-1,70, p=0.80). Tra i parti vaginali programmati sono risultati lievi differenze tra le donne che hanno ricevuto un intervento cesareo in emergenza o un parto vaginale assistito e quelle che hanno avuto un parto vaginale spontaneo (RR 1,17, IC 95 per cento, intervallo 0,77-1,79, p=0,46 e RR 0,89, IC 95 per cento, intervallo 0,68-1,18, p=0,42 rispettivamente).

Conclusioni
Non vi sono ragioni per le donne a rischio di depressione post-partum da essere gestite diversamente rispetto alle modalità del parto. Il parto cesareo in elezione non protegge contro la depressione post-partum. Le donne che pianificano e richiedono un parto cesareo di emergenza o un parto vaginale assistito possono essere rassicurate dal fatto che non vi sono ragioni per ritenere che vi sia un rischio aumentato di depressione post-partum.