Vaccinare le dodicenni italiane contro il papillomavirus per la prevenzione del tumore del collo dell'utero.Dal 2008 i genitori delle bambine nate nel 1997 riceveranno l'invito firmato dal Ministro della Salute a vaccinare le proprie figlie contro l'HPV. La vaccinazione gratuita verrà eseguita presso i servizi vaccinali pubblici delle aziende sanitarie. L'obiettivo è di avere entro cinque anni il 95 per cento delle dodicenni vaccinate. La posizione presa dal Ministero della Salute è in ritardo rispetto alle politiche di prevenzione adottate in molti paesi europei: infatti la vaccinazione è già offerta attivamente e gratuitamente in molti paesi europei ed a più coorti di ragazze rispetto all'Italia. Ad esempio in Germania la vaccinazione è offerta gratuitamente per tutte le ragazze tra i 12 ed i 17 anni, mentre in Francia è raccomandato la vaccinazione universale delle ragazze di 14 anni ed è stata anche raccomandata l'offerta vaccinale alle ragazze e giovani donne con un'età compresa tra i 15 e i 23 anni che non hanno ancora avuto rapporti sessuali o, al più tardi, nell'arco di tempo di un anno dall'inizio dell'attività sessuale e così tante altre nazioni europee.
Siamo pronti al via? Siamo sufficientemente attrezzati e formati? La vaccinazione serve per proteggere le donne dallo sviluppo del tumore al collo dell'utero, di cui è provata la causa certa in un'infezione virale che in alcuni casi porta al tumore. Il tumore al collo dell'utero è il secondo tumore femminile dopo quello al seno. Secondo le stime dell'OMS, vengono diagnosticati 500 mila casi ogni anno nel mondo; più dei due terzi dei quali nei Paesi poveri dove rappresenta la principale causa di morte. In Italia, si registrano circa 3.500 nuovi casi ogni anno (incidenza di 10 su 100 mila donne di tutte le età), con circa 1700 decessi, (incidenza di mortalità di 3 per 100 mila donne). Nel 70 per cento dei casi l'infezione da HPV tumore si manifesta per la gran parte dei casi dopo i 40 anni. Il lungo tempo di latenza tra infezione da HPV ed insorgenza del tumore cervice consente la prevenzione secondaria attraverso lo screening attraverso pap-test. Il vaccino disponibile contro il papillomavirus è un quadrivalente contro i quattro ipi di HPV più diffusi e garantisce una copertura pressoché completa nei confronti delle paologie causate da questi 4 tipi. Essendo l'HPV un virus a trasmissione sessuale il vaccino è efficace soprattutto nelle donne non sessualmente attive, per questo motivo il target della vaccinazione è rappresentato dalle bambine di 11-12 che, mediamente, non hanno ancora avuto il primo rapporto sessuale. Il vaccino quadrivalente tuttavia è indicato in tutte le donne tra i 9 ed i 26 anni di età e nei bambini di sesso maschile di età compresa tra i 9 ed i 15 anni.
Il ruolo cruciale della comunicazione e del counsellingLa vaccinazione contro l'HPV come altre iniziative preventive non si fermano - e non devono farlo - all'atto pratico della vaccinazione. Questa deve mettere in moto anche la macchina comunicativa per rispondere ai bisogni informativi sia delle giovani dodicenni sia dei genitori in un'ottica di medicina centrata sul paziente e di scelta consapevole (vaccino sì o no?).
Cosa dire alle dodicenni? E ai loro genitori?L'informazione dovrà tener conto delle domande (es. sull'eventuale necessità di richiami) e, come sottolineato nello stesso provvedimento del Ministero, deve essere spiegato che l'intero processo di prevenzione non può concludersi con la vaccinazione, ma deve continuare con lo screening mediante il pap-test (prevenzione secondaria). La vaccinazione anti-HPV è efficace solo contro i tipi di HPV che sono responsabili del 70 per cento circa dei tumori del collo dell'utero: rimane quindi un 30 per cento di tumori contro cui il vaccino non può fare nulla. Tuttavia dati recenti relativi al vaccino quadrivalente hanno dimostrato che lo stesso previene anche circa il 40% delle lesioni di alto grado del collo dell'utero provocate da 10 tipi di HPV oncogeni non previsti nella composizione vaccinale (cross protection).
Inoltre, deve essere considerato che non è possibile parlare alla dodicenne ed ai suoi genitori di malattia trasmissibile sessualmente, in quanto potrebbe voler dire entrare nel merito dei comportamenti sessuali. A tal proposito ricordare come l'HPV sia un virus molto frequente (il 75% della popolazione lo incontra nella propria vita) aiuta nella comunicazione, che deve essere incentrata ovviamente sulla prevenzione del cancro del collo dell'utero, della vulva, della vagina e di tutte le lesioni precancerose di questi organi. Tuttavia non sempre i professionisti sono pronti ad affrontare temi relativi alla sessualità con gli adolescenti se non con lezioni frontali.
Ma al di là del che cosa dire il problema principe è come dire alle dodicenni che la vaccinazione le proteggerà da un tumore che potrebbe svilupparsi quando sarà adulta. Spiegare a una bambina "già grande" che sta entrando nella fase della maturità sessuale a cosa serve la vaccinazione per il papillomavirus non è come spiegare il vaccino per il morbillo. La comunicazione deve vedere partecipi il pediatra, il medico di medicina generale, il ginecologo, gli operatori sanitari dei centri vaccinali, gli assistenti sociali, gli insegnanti e anche i genitori.
Ruolo e preoccupazioni dei genitoriDati in letteratura rilevano un buon livello di accettazione da parte dei genitori della vaccinazione contro il papillomavirus. I timori generali riguardano rischi ed efficacia del vaccino a cui si aggiungono preoccupazioni insite nella tipologia di prevenzione che riguarda una malattia a trasmissione sessuale. Una delle preoccupazioni dei genitori è che questo atto preventivo comporti un aumento di comportamenti sessuali a “rischio” e l'accettazione di un'attività sessuale precoce. Come evidenziato in uno studio statunitense che ha coinvolto oltre 500 genitori con almeno una figlia minorenne, il diverso atteggiamento dimostrato dai genitori posti davanti alla possibilità era associato a diversi fattori tra cui l'etnia (gli ispanici sono più disponibili rispetto ai bianchi e ancor più agli afro-americani e asiatici) e la scolarità (i più aperti alla vaccinazione sono risutlati i genitori con minore scolarità).
E in Italia?All'interno di una tavola rotonda organizzata dall'Associazione Pediatria di Comunità che si è recentemente tenuta a Forlì, Dante Baronciani del CeVeas ha presentato impressioni e timori dei genitori che ha raccolto in un forum a Modena. Devo vaccinare mia figlia? Perché? Ma serve farlo? E poi, quali i rischi?Sono alcune delle domande sollevate dai genitori. Emerge che le maggiori resistenze si incontrano soprattutto da parte dei padri che si dimostrano più dubbiosi; i timori riguardano la preoccupazione che ci sono poche esperienze precedenti e che l'atto della vaccinazione possa spingere la loro bambina a rapporti precoci e non protetti. "Molti genitori avevano dichiarato di avere scarse informazioni sul rapporto HPV e tumore del collo dell'utero, e non sufficienti capacità di trasmetterle alle loro figlie".
Cosa dire alle proprie figlie? Come dirlo?Un altro elemento di preoccupazione espresso dai genitori è collegato alle malattie sessualmente trasmissibili e ai rapporti non protetti: la vaccinazione potrebbe trasmettere eccessiva fiducia nell'assenza di rischi dei rapporti sessuali. Questi dubbi sono stati affrontati anche nei moltissimi Paesi dove la vaccinazione antiHPV è stata avviata, primi fra tutti l'Australia e gli Stati Uniti e nei Paesi Europei dove già si vaccina da diversi mesi e gratuitamente non solo la coorte delle 12enni ma anche più coorti (è il caso in primis di Germania, dove vaccinano gratuitamente le ragazze di età compresa tra 12 e 17 anni e in Francia, dove praticamente la vaccinazione è gratuita per le ragazze di 14 anni e per le ragazze di 15-23 anni che non hanno ancora incontrato il virus. In questi Paesi i dubbi relativi a come comunicare ai genitori ed alle ragazze su questo vaccino sono stati superati dall'avvio della vaccinazione, il primo vaccino contro una gravissima forma di cancro che rappresenta la seconda causa di decessi delle donne nel mondo. Ci si aspetta che anche in Italia, nonostante il vaccino sia disponibile al commercio da marzo di quest'anno, l'avvio della vaccinazione per le 12enni previsto per gennaio 2008 (ad oggi molte regioni però non hanno ancora deciso quando partirà la vaccinazione) negli stessi uffici preposti all'esecuzione delle altre vaccinazioni, porterà ad un'accettazione elevata da parte della popolazione soprattutto se tutti i soggetti coinvolti nel "processo" della vaccinazione anti HPV (ginecologi, pediatri, medici di famiglia, igienisti in primis) diano dei messaggi univoci sui benefici, unici, dati da questa importante ed unica opportunità per le donne italiane.
Una check list dei messaggi più importanti per un corretto counseling:
· Il cancro del collo dell'utero ha una causa certa: un virus chiamato Papillomavirus
· Il Papillomavirus (o HPV) è un virus molto diffuso che il 75% della popolazione incontra almeno una volta nel corso della propria vita
· Fortunatamente, il 90% dei "contatti" con il virus si risolve con un nulla di fatto
· Il vaccino è preventivo e NON terapeutico
· Il vaccino copre oggi il 75% dei tipi che causano il cancro del collo dell'utero, quindi anche nelle donne vaccinate sarà necessario continuare lo screening mediante pap test (dai 25 ai 64 anni consigliato ogni 3 anni).
· Il vaccino in commercio protegge dal cancro del collo dell'utero, dalle lesioni precancerose del collo dell'utero e della vulva e dai condilomi genitali causati dai tipi 6, 11, 16 e 18 di HPV.
Il vaccino è indicato nelle donne di 9-26 anni e nei bambini di 9-15 anni.
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